Viaggio nel quartiere: un giro nel centro storico di Firenze

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centro storico di firenze

chiesa di Orsanimchele

Firenze per me è l’altra faccia del viaggio: quando non sono in viaggio io, aiuto gli altri viaggiatori a scoprire la mia città. E anche oggi torno molto volentieri a parlare della mia città grazie ad Housetrip, che mi ha invitata a raccontare un giorno in giro per il centro storico di Firenze, alla scoperta di dettagli gustosi e interessanti (non sto parlando solo di cibo).

Panino!

Oggi è stata una giornata intensa e piacevole, ed è cominciata con un pranzo veloce insieme al mio collega preferito, Elia, ai Due Fratellini. Panino con prosciutto arrosto e salsa tartufata in questo storico locale di via dei Cimatori che offre panini (tutti a 3 euro) e vino al bicchiere direttamente in strada. I Due Fratellini sono proprio all’angolo con via dei Calzaiuoli, di fronte alla chiesa di Orsanmichele: dateci un’occhiata perché è veramente bella e fuori dal comune. Nata come granaio pubblico all’inizio del ‘300, al piano inferiore è stata trasformata in una chiesa dedicata a Sant’Anna ma ha mantenuto per secoli la doppia funzione.

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Le cipolle del Caparra

Siccome piovigginava siamo andati a mangiare i nostri panini sulla nostra panca di via preferita, quella di Palazzo Strozzi. Non ci piove, non ci batte mai il sole e non c’è mai troppa gente. Se capitate qui in piazza Strozzi date un’occhiata alle lanterne di ferro battuto poste agli spigoli del palazzo: sono chiamate cipolle e sono opera di Niccolò Grosso, il più bravo fabbro della sua epoca, soprannominato Il Caparra perché pretendeva sempre di essere pagato in anticipo. Quella che oggi è piazza Strozzi un tempo si chiamava piazza delle cipolle perché qui c’era un mercato ortofrutticolo, e pare che in un periodo di magra il Caparra venisse proprio qui a vendere cipolle. Filippo Strozzi veniva spesso a controllare la costruzione del suo nuovo palazzo, e vedendo il fabbro a vender cipolle gli venne l’idea di commissionargli le lanterne ornamentali per la sua residenza. Lo Strozzi pagò un consistente anticipo e il Caparra si ispirò alle cipolle per la forma delle lanterne.

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la cipolla del Caparra sullo spigolo di Palazzo Strozzi

Il Diavolino del Giambologna

Se siete a caccia di curiosità non dovete spostarvi di molto: arrivate all’angolo tra piazza Strozzi e via de’ Vecchietti, dove c’è appunto palazzo Vecchietti. Sullo spigolo del palazzo c’è un diavoletto reggibandiera che ha una storia carina da raccontare. Fu realizzato dal Giambologna alla fine del ‘500 per ricordare un miracolo di San Pietro Martire, che nel ‘200 scacciò il demonio da un cavallo nero inferocito, proprio qui, in quello che venne poi chiamato canto dei diavoli. Il Diavolino probabilmente fu realizzato dal celebre artista fiammingo come ringraziamento per la famiglia Vecchietti, che l’aveva ospitato e sostenuto al suo arrivo a Firenze. Quello che vedete in strada però è una copia, l’originale Diavolino del Giambologna lo potete vedere al Museo Bardini – insieme ad un sacco di altre belle cose.

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il Diavolino del Giambologna sullo spigolo di palazzo Vecchietti

Gelato!

Dopo il mio paninozzo sono andata a lavorare, e dopo il lavoro mi sono concessa un gelato con vista. Alla Cantina del Gelato, in via de’ Bardi (ma c’è anche in Borgo la Croce), con davanti a me gli Uffizi, l’Arno e il Ponte Vecchio. Li vedo tutti i giorni ma non mi stancano mai. Posizione strategica a parte, la Cantina del Gelato fa un gelato è buonissimo, propone sia gusti tradizionali che insoliti e fa anche i frullati di acaj. Questa volta ho provato il gelato al whiskey e cannella, insieme al Buontalenti che è il mio gusto preferito (e anche il mio architetto preferito! Che felice coincidenza).

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Ah, il Museo Bardini, che ho citato prima, si trova proprio a poche decine di metri dalla Cantina del Gelato, di fronte al Ponte alle Grazie, lato Oltrarno. È uno dei musei più belli, particolari e sottovalutati di Firenze. Non vi racconto niente, vi dico solo che è chiamato il museo tutto blu, così vi faccio venire la voglia di scoprirlo.


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